Autore |
Deserto rosso |
Daniel
Reg.: 14 Feb 2003 Messaggi: 4301 Da: Nuoro (NU)
| Inviato: 27-04-2003 21:22 |
|
Per il suo primo film a colori Michelangelo Antonioni sceglie un tema piuttosto semplice sulla carta (rispetto ai precedenti L'avventura, e ancora prima, Cronaca di un amore).Giuliana (Monica Vitti) è una donna della medio borghesia che vive la sua vita per inerzia destreggiandosi tra i fumi industriali di una Ravenna mal sana. In realtà notiamo una discrezione minuziosa di una caduta libera della psiche umana, che già fragile crolla sotto paure incontrollate.
Il deserto rosso di Antonioni è quello della mente, una mente che non ha più controllo della realtà che la circonda ... e nella stessa rappresentazione della realtà, nella bellissima fotografia (curata da Carlo Di Palma) nelle curate scelte di regia, nella messa in scena sta ' la chiave di questa intensa opera. Una frase pronunciata da Giuliana è chiarificatrice in questo senso : <<Ho paura di tutto, delle case delle strade, delle case, dei colori ...>>, già perchè tutto sembra avvolgerla, gli stessi colori intensificati in alcune parti destabilizzano e scioccano lo stesso spettatore che vede tutto il film con gli occhi della protagonista, sentendosi per naturale immedesimazione inadatto e oppresso, viene torturato come la follia tortura Giuliana ... L'autore raggiunge il suo scopo, porta il fruitore a un'introspezione interna ... potremo definirla quasi una lucida rappresentazione della pazzia!
_________________ ::M:: cineForum |
|
Daniel
Reg.: 14 Feb 2003 Messaggi: 4301 Da: Nuoro (NU)
| Inviato: 29-04-2003 10:21 |
|
|
ilaria78
Reg.: 09 Dic 2002 Messaggi: 5055 Da: latina (LT)
| Inviato: 29-04-2003 16:24 |
|
io l'ho visto,hai ragione lo spettatore è oppresso e torturato dalle immagini da quei colori,freddi,immobili,come è fredda e immobile la protagonista.
tutto il film è cristallizzato in quel gelo lento e arido per i pazienti e volenterosi
_________________ ...quando i morti camminano signori..bisogna smettere di uccidere... |
|
TINTOBRASS
Reg.: 25 Giu 2002 Messaggi: 5081 Da: Roma (RM)
| Inviato: 30-04-2003 13:00 |
|
Uno dei più datati film del maestro. "L'Avventura" sprigiona tutt'altra forza espressiva...
_________________ "La giovinezza è una conquista dello spirito che si raggiunge solo ad una certa età" (Proust)
Il sito della mia personalissima rivoluzione: http://www.vueling.com |
|
Marziller
Reg.: 29 Apr 2003 Messaggi: 16 Da: Pistoia (PT)
| Inviato: 10-05-2003 16:40 |
|
Beh, L'AVVENTURA è il miglior Antonioni in assoluto probabilmente. Ma che DESERTO ROSSO sia datato, non direi proprio. E' il punto d'arrivo della tetralogia che comincia con L'AVVENTURA e che secondo me va letta attraverso la filigrana di quattro personaggi femminili, ma non le protagoniste bensì i personaggi della Vitti.
Ci ho critto un saggio di una decina di pagine ma non ce la faccio a semplificarlo in "formato forum"... se lo volete per il sito ve lo mando intero. |
|
Daniel
Reg.: 14 Feb 2003 Messaggi: 4301 Da: Nuoro (NU)
| Inviato: 10-05-2003 17:06 |
|
Grande Marziller non vedo l'ora di leggerlo
_________________ ::M:: cineForum |
|
gmgregori
Reg.: 31 Dic 2002 Messaggi: 4790 Da: Milano (MI)
| Inviato: 10-05-2003 18:20 |
|
Lucida è la mente di Antonioni in Deserto rosso.
_________________ la bruttura del vuoto è tanto profonda fin quando, cadendo, non ti accorgi di poterti ripigliare. I ganci fanno male, portano ferite, ma correre e faticare per poi giorie è un obbiettivo per cui vale la pena soffrire.
_________________ |
|
Schizobis
Reg.: 13 Apr 2006 Messaggi: 1658 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 30-11-2006 08:07 |
|
Sono abbastanza d'accordo, è il film di Antonini che più si avvicina ai suoi quadri.
La scelta della fotografia è funzionale alla proiezione della realtà interiore dei protagonisti sulla cornice post industriale.
Il deserto è fuori ed è dentro contemporaneamente
_________________ True love waits... |
|
parret
Reg.: 14 Set 2004 Messaggi: 446 Da: milano (MI)
| Inviato: 30-11-2006 21:15 |
|
Non un'opera particolarmente sofferta e disturbante sul piano dell'introspezione psicologica della protagonista malata, nè un atto d'accusa sociologico sugli effetti negativi dell'industrializzazione. Vera e propria mistica per gli occhi, il film ci immerge in una condizione di estatica passività contemplativa, certo disabilitante (un bambino smette di camminare al contrario di una macchina-giocattolo capace di muoversi per terra), ma di rara voluttà e ipnotica fascinazione visiva. Superbo l'inserto fiabesco dell'isola deserta, che lungi dall'immergerci in un universo utopico altro da quello contaminato dall'uomo, si colloca perfettamente su questa linea panica, attrazionale di ricezione sensoriale al richiamo misterico all'annullamento, che esercitano su di noi le cose |
|